7 giugno 2010

SIAMO TUTTI COMBATTENTI

Considera il tuo dharma: non puoi esitare. Per uno kshatriya, difatti, secondo la sacra legge del suo stato, non v'è alcun bene superiore alla battaglia. La ricompensa che essa ti offre è lo schiudersi del regno dei cieli. Felici, o figlio di Prtha, i guerrieri che giungono a un tale combattimento.
(Esergo tratto dal saggio introduttivo di Franco Cardini al testo di Raimondo Lullo "Libro dell'ordine della cavalleria" ed. Arktos 1994)

Il dharma è la legge la "norma" che sostiene l'universo; lo kshatriya è il membro della casta guerriera; il Prtha è la madre degli eroi del Mahābhārata.
Il Mahābhārata "La grande storia dei figli di Bharata", a volte chiamato semplicemente Bhārata, è uno dei più grandi poemi epici della mitologia indù, insieme al Rāmāyana, oltre ad uno dei testi sacri più importanti della religione indù. Nella maggiore edizione pervenuta ai giorni nostri, il Mahābhārata si dipana in circa 110.000 strofe (corrispondenti a quattro volte la Bibbia, o a sette volte Iliade e Odissea messe insieme, divise in 18 libri, detti parva, più un'appendice, l'Harivamśa) che ne fanno l'opera più imponente non solo della letteratura indiana, ma dell'intera letteratura mondiale.
Il testo sacro, tra le cose, insiste sulla guerra come momento qualificante di un cammino spirituale (uno dei possibili) allo stesso modo in cui fanno molte altre tradizioni e molte altre culture.
Nella fondazione della dottrina buddhista, ad esempio, l'asceta è detto significatamente combattente.

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