17 giugno 2010

I FILI CHE LA VITA RIANNODA

Gli esami sono finiti. Tutti fuori con onore e merito dei più. Qualcuno con la classica pedata che non risolve, ma aiuta. Sto riordinando le carte, quando mi dicono che mi cerca un rappresentante di nota casa editrice scolastica. Nascondo un moto di stizza, ero impegnato in altro. Poco dopo raggiungo all'ingresso della scuola la persona che mi aspetta. E' un uomo anziano, avrà più di 75 anni. Mi confiderà poi che è del '29. Lo invito a seguirmi in sala professori dove si può parlare con più agio che non in piedi nell'atrio. Mi biascica una presentazione che intuisco con inclinazione veneta. Non amo particolarmente le persone che provengono da quei luoghi e tra me e me maledico la mia disponibilità. Appena ci sediamo e tira fuori il suo armamentario didattico, capisco che ho sbagliato. La calata di Arnolfo è senza dubbio toscana. Non posso sbagliarmi e non capisco come posso averlo fatto prima. Mio padre veniva dalla patria di Dante, l'accento di quei luoghi non lo perdi mai e lo tramandi alla tua progenie. Pur da 40 anni fuori la sua terra natia, mio padre non perse mai quel caldo accento che elide le c aspirandole in suoni indefinibili. Gli chiedo da dove viene e gli dico che anch'io ho origini toscane. Ci ritroviamo, compaesani in terra straniera. E' un attimo. Mi sembra di guardare negli occhi mio padre. Ritroviamo casati conosciuti, luoghi dei ricordi, storia delle contrade. Infine coup de thèatre. Sua figlia, negli anni in cui ha abitato in città, è stata allieva nella scuola dove insegnava mia madre. Scorrono nomi di persone che abbiamo conosciuto entrambi: un prete amico di Vallanzasca e un pittore che insegnava disegno. Entrambi insegnanti di sua figlia e colleghi di mia madre. Non ci posso credere. Ci ripromettiamo di vederci prima dell'estate. Mi porterà dei testi di cui ho chiesto. Lo accompagno alla porta e gli dico che la porta dirimpetto alla nostra è l'entrata di un'altra scuola professionale. Mi confessa che ha sbagliato venendo da noi, che in realtà cercava quella che gli sto indicando. Lo introduco al direttore didattico, ci salutiamo chiamandoci per nome. Torno alle mie carte con un senso di calore che non provavo da tempo.

Nessun commento:

Posta un commento