I bambini sono il futuro che verrà. Lo sappiamo tutti, ma facciamo finta che quel tempo non verrà mai. Li culliamo in un'infanzia dilatata oltremisura, tra zucchero filato, consolle tecnologiche e viaggi esotici in paesi che nemmeno ricorderanno di avere visitato. Spesso i bambini sono il coronamento sociale di famiglie inesistenti. Il quadretto deve comprendere prole. Quindi ci si adopera per fare razza.
Nessuno insegna a questi figli quasi nulla di necessario. Molto invece si trasmette di comportamenti formali per un'accettabilità sociale su cui si fantastica di continuo. E allora li vestiamo con prestigiose griffe, li curiamo con l'omeopatia, li proteggiamo con creme solari ad alto schermo. Li iscriviamo a corsi di ogni tipo, perché nella vita l'inglese serve, bisogna saper nuotare, saper tirare di scherma e sfruttare quel talento musicale inevitabile concentrato sullo studio del piano o del violino. Quasi nessuno suona la batteria o i bonghi. Nessuno insegna come la noia possa essere un valore.
Nessuno insegna cos'è l'amore, l'affetto e l'amiciza vera. Nessuno produce una qualche forma di educazione emotiva. Forse è lo stesso buio vuoto delle difficoltà degli adulti, che si ostinano a riprodurre la medesima disperazione nelle nuove generazioni.
Nessuno insegna a canalizzare la rabbia che sappiamo far parte di ognuno. Nessuno insegna ai bambini maschi a non picchiare le bambine, a non mettersi due contro uno, a non formare branchi d'attacco contro inesistenti nemici. Nessuno insegna che il maschio è generalmente più forte della femmina; a partire da questo banale concetto di supremazia esclusivamente fisica, nessuno insegna che la bambina poi la donna va protetta e rispettata. Nessuno insegna l'amore per l'ambiente e la natura tutta, ragni e vespe compresi.
Nessuno insegna infine la presenza della magia, che è l'irrompere del mistero nella vita di ciascuno. Nessuno insegna i cammini degli elfi e delle fate nei boschi. Nessuno insegna ad abbracciare un albero. Nessuno sa indicare una rotta. Non perché si debba seguire, ma perchè almeno si possa scorgere un'idea da un'altra strada intrapresa per caso. O il cui senso è segreto e tale deve restare.
4 giugno 2010
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