"Io mi ricordo, quattro ragazzi con la chitarra
e un pianoforte sulla spalla.
Come pini di Roma, la vita non li spezza..."
E' tempo di esami. Le tesine sono pronte, i ragazzi si sono preparati come hanno potuto, con le loro forze. Spesso inadeguati, ma pronti alla sfida che si pone. Costruisco giudizi d'acciaio per presentarli al meglio a una commissione che non li conosce e che non penso voglia prolungare l'esperienza più del dovuto. Li aiuto come posso, li sostengo, consiglio trucchi contro l'ansia montante di questi giorni prima di qualcosa che non sanno e che nemmeno io so. Non rammento l'ultima volta che ho portato una classe agli esami. Ricordi lontani di scuole private. Forse alla fine degli anni '80, da qualche parte.
E' bello osservare come tutto si ricompone nel momento del bisogno. Nella mente mi appare una scacchiera con pezzi schierati per la battaglia. Come per un incantesimo, i ragazzi si sono trasformati magicamente in specie di samurai, in attesa dell'attacco del nemico. Di rado il samurai attacca per primo. Ma è pronto a vendere cara la pelle. Sulla mia scacchiera mentale i miei alunni non sono i pedoni, ma i pezzi nobili: cavalli, alfieri, torri e ovviamente regine. Il re, se c'è, ha funzione di contorno in questa scuola a segregazione femminile. Qui si producono estetiste e parrucchiere per un mercato vorace che in modo ossessivo chiede cure dei corpi sempre più raffinate e costose.
Ed è paradossale come queste giovani, spesso proveneienti da famiglie umili, con alle spalle infanzie disastrate e miserie intellettuali imbarazzanti, metteranno le mani su donne patrizie, abitanti palazzi di cristallo. Le mie giovani donne nemmeno riescono a immaginare le vite e i luoghi delle loro clienti. Eppure saranno lì, a massaggiare con perizia e impegno corpi sconosciuti, a togliere pelurie inconsistenti, a trattare visi per purificare, alleviare, lenire dolori inesistenti.
Fulmineo, inaspettato, devastante e ineluttabile arriva lo scacco al re. Certo, dopo una partita sanguinosa. Ma comunque è scacco matto.
"Notte prima degli esami, notte di polizia
certo qualcuno te lo sei portato via.
Notte di mamma e di papà col biberon in mano,
notte di nonno alla finestra, ma questa notte è ancora nostra..."
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