18 giugno 2010

ENIGMI E MISTERI

La scuola è ormai un deserto. Faccio il giro delle aule, così per una specie di nostalgia. Sul porta estintore rosso in un'aula campeggia un post-it giallo: SE TI DICO UNA COSA...CI CREDI? QUESTO NON E' UN CESTINO. Sorrido tra me stesso e ricordo l'episodio di pochi giorni prima della fine delle lezioni.
M. mi rincorre in corridoio con il post-it di cui sopra e mi dice: "Profe, sicuramente questo l'ha scritto lei, ci abbiamo scommesso tutti! Non dica di no, tanto non le crediamo". Eh.
In modo poco convincente dico che non c'entro niente. I ragazzi si sentono presi in giro. Qualcuno mi dice che manca solo la mia firma, che quello stile può essere solo il mio. Sorrido a tutti e mi rifugio in sala professori.
Ragiono su quello che siamo e che sembriamo alle persone che ci circondano. Immagini confuse di quello che ci raccontiamo di essere e che ci sforziamo di far intendere agli altri. A volte prendiamo in giro il prossimo senza dolo, così nella nostra sciagurata idea di essere veri. Essere, apparire, sembrare, sognare di essere, desiderare di essere. Forse alla fine siamo un po' di tutto questo e non ci raccapezziamo più nulla. E' il "guazzabuglio del cuore umano" che non dà tregua a noi nè a chi ci inciampa. Siamo un enigma permanente per noi stessi. Ed è il motivo per cui facciamo fatica anche con gli altri che ci riflettono i loro misteri.
Importante è non fare trucchi, non ingannare volutamente. Per il resto, si rimedia.

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