12 agosto 2010

NOVACULA OCCAMI

La gente che resta in città è curiosa. Fauna urbana che di solito si nota poco, acquista una vivacità di immagini nitide come rasoi. Questo penoso preambolo per introdurre una teoria che mi sta a cuore, forse troppo. Il mistero che sta alla radice delle scelte individuali. Nella fattispecie il fatto cha alcune persone scelgano di stare in città e altre no. I motivi che radicalmente stanno alla base delle scelte sono in genere molto interessanti. Mi incuriosiscono. A partire dalle mie. Non sempre riesco a comprendermi. Figuriamoci gli altri. In ogni caso viene in aiuto un frate. Di seguito, presento un pachwork di riflessioni mie, pochissime. E la solita scopiazzatura qua e là per spiegare cosa può aiutare. Chi non si diletta di filosofia della scienza, attenda prossimo post. Non si annoi leggendo ciò che non interessa. E che nemmeno suscita una qualche vaga curiosità. Ognuno, si sa, ha diritto di spendere il proprio tempo come vuole. Non si renda conto a nessuno.
Rasoio di Occam (Novacula Occami in latino) è il nome con cui è conosciuto un principio metodologico espresso nel XIV secolo dal filosofo e frate francescano inglese William of Ockham. In italiano lo conosciamo come Guglielmo di Occam. Il principio formulato dal frate pensatore sta alla base del pensiero scientifico moderno. Nella sua forma più immediata suggerisce l'inutilità di formulare più assunzioni di quelle che si siano trovate per spiegare un dato fenomeno. Il rasoio di Occam impone di evitare cioè ipotesi aggiuntive, quando quelle iniziali sono sufficienti. Se una teoria funziona è inutile aggiungere una nuova ipotesi. La metafora del rasoio concretizza l'idea che sia opportuno, dal punto di vista metodologico, eliminare con tagli di lama e mediante approssimazioni successive le ipotesi più complicate. In questo senso il principio può essere formulato come segue: non c'è alcun motivo per complicare ciò che è semplice. All'interno di un ragionamento o di una dimostrazione vanno invece cercate la semplicità e la sinteticità.
Ciò significa che – tra le varie spiegazioni possibili di un evento – bisogna accettare quella più immediata, intesa non nel senso di quella più sprovveduta o di quella che spontaneamente affiora alla mente, ma quella che appare ragionevolmente vera senza cercare un'inutile complicazione aggiungendovi degli elementi causali ulteriori. Questo anche in base a un altro principio, elementare, di economia di pensiero. Se si può spiegare un dato fenomeno senza supporre l'esistenza di un qualche ente, è corretto farlo, in quanto è ragionevole scegliere, tra varie soluzioni, la più semplice e plausibile. Il principio di semplicità era già ben noto a tutto il pensiero scientifico medievale, ma esso acquista in Occam una forza nuova e per certi versi devastante a causa della sua concezione volontarista. Se il mondo è stato creato da Dio solo sulla base della volontà (e non per intelletto e volontà, come diceva Tommaso d'Aquino), devono sparire tutti i concetti relativi a regole e leggi, come quello di sostanza o di legge naturale.
Il Rasoio di Occam (Ockham's Razor) è una pietra di paragone della filosofia della scienza. Guglielmo di Ockham suggerì che tra le diverse spiegazioni di un fenomeno naturale si dovesse preferire quella che non moltiplica enti inutili (entia non sunt multiplicanda).
Un esempio classico di applicazione del principio può essere la questione riguardante la generazione dell'universo:
1.da un lato si può ipotizzare un universo eterno, o generato da sé o per motivi sconosciuti;
2.dall'altro, un universo generato da una divinità, la quale a sua volta è eterna, o generata da sé o per motivi sconosciuti.
In questo senso, la prima versione non postula enti inutili (la divinità), ed è quindi preferibile. Si tende a definire la teoria del Rasoio di Occam come la scelta più semplice.
Occam non imponeva di scegliere il complesso di ipotesi di numero minore né suggeriva che esso sarebbe stato quello più vicino alla verità, ma che se le ipotesi formulate bastavano a spiegare il fatto non si doveva inutilmente complicare ma accettare la semplicità della spiegazione. Infatti da un punto di vista storico generalmente le teorie "più semplici" hanno superato un numero maggiore di verifiche rispetto a quelle "più complicate", con un insieme maggiore di ipotesi.
Una teoria alternativa potrebbe essere: "Per ogni azione c'è una reazione uguale ed opposta, eccetto il 29 ottobre 2016, quando la reazione avrà metà intensità". Questa aggiunta, apparentemente assurda, viola il principio di Occam, perché è un'aggiunta gratuita, come pure farebbero infinite altre teorie alternative. Senza una regola come il Rasoio di Occam gli scienziati non avrebbero mai alcuna giustificazione pratica o filosofica per far prevalere una teoria sulle infinite concorrenti; la scienza perderebbe ogni potere predittivo.
Il Rasoio di Occam è stato solitamente usato come una regola pratica per scegliere tra ipotesi che avessero la stessa capacità di spiegare uno o più fenomeni naturali osservati. Siccome per ogni teoria esistono generalmente infinite variazioni egualmente compatibili con i dati, ma che in alcune circostanze predicono risultati molto differenti, il Rasoio di Occam è usato implicitamente in ogni istanza della ricerca scientifica.
C'è chi sostiene che in base al rasoio di Occam introdurre un dio per spiegare l'esistenza del mondo risulta inutile. Infatti, alla domanda "Perché esiste il mondo?", i credenti dei principali monoteismi rispondono che "Il mondo è stato creato da Dio". Ma non essendoci per sua stessa definizione nulla di più potente di questo dio e quindi nulla che possa averlo creato, ne consegue che Dio, a differenza del mondo, è sempre esistito. Ma a questo punto, se è possibile che questo qualcosa sia sempre esistito, perché non anche il mondo? La risposta alla domanda iniziale "Il mondo è stato creato da Dio, il quale è sempre esistito" si semplifica quindi in "Il mondo è sempre esistito". In altri termini è superfluo (e quindi, secondo il rasoio di Occam, sbagliato in senso metodologico) introdurre Dio per spiegare l'esistenza del mondo. Altri (come Immanuel Kant - Königsberg, 22 aprile 1724 – Königsberg, 12 febbraio 1804) hanno però obiettato la riduttività della tesi, nel senso che la spiegazione corretta della realtà non è necessariamente la più semplice.
Esemplificativo della posizione di Kant qui esposta è l'aneddoto che ha come protagonisti il marchese Pierre-Simon Laplace e Napoleone. Quando Laplace presentò la prima edizione del suo lavoro a Napoleone, questi osservò: "Cittadino, ho letto il vostro libro e non capisco come non abbiate dato spazio all'azione del Creatore". A queste parole Laplace replicò seccamente: « Cittadino Primo Console, non ho avuto bisogno di questa ipotesi».
Secondo alcuni, proprio la risposta di Laplace dimostra che l'applicazione di tale sistema a problematiche più complesse che riguardano la spiritualità dell'uomo costringe ad un'aberrazione forzata che esclude a priori l'evidenza di una morale intrinseca all'uomo che lo guida alla costante ricerca della fonte della sua origine. Basti pensare agli studi di Blaise Pascal o, ai nostri giorni, alle dichiarazioni dell'evidenza di Dio di Anthony Flew. E non manca chi sostiene che tutte le cose non hanno causa ma sono eterne (cfr. Emanuele Severino).
Anche qui, a mio modesto parere, si impara parecchio.

The crown and sword razor - Extra hollow ground

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