7 agosto 2010

MARTIRI

Le notizie dal mondo scivolano addosso come marmellata tiepida. Non interessa nulla, si legge con lo stesso entusiasmo il reportage di nota firma estera o la sinossi compiacente di un film già visto tre volte. Si preferisce non leggere, nè ascoltare news dal mondo. Piace perlopiù l'idea che quello che accade dovunque non ci sfiori minimamente. Non ci si rende conto invece che siamo interconnessi come fili di un medesimo circuito elettronico. Salta uno, salta tutto. La preghiera laica dell'uomo contemporaneo dovrebbe essere la lettura del quotidiano. La globalizzazione non è invenzione e porrebbe obblighi. Così non è. Almeno nel nostro bel Paese mediterraneo. In altri lidi si legge di più, è noto. Il giornale più venduto e letto da noi invece è lo storico foglio rosa. Imprescindibili avvenimenti sportivi richiamano quotidianamente la nostra attenzione. Si tratta di fatti da ricordare e da seguire. Cosa ci farà un rumeno ad allenare la squadra calcistica viola? In trepidazione aspettiamo risposte.
Invece. In nota città del Nord è successo qualcosa che dovrebbe fare se non pensare, almeno riflettere fuggevolmente. Una donna, potrebbe essere madre, figlia, sorella, amica, non è più tornata a casa. E' uscita ed è morta. Un pugile dilettante ha litigato definitivamente con la fidanzata. Ha dichiarato alla madre che usciva e che avrebbe ammazzato la prima che avesse incontrato. Così ha fatto. Uomo di parola.
Mi vergogno. Due i motivi. Uno: il genere umano è definitivamente perduto, senza speranza nè tantomeno possibilità di appello. Due: essere uomo fà arrossire e confondere per la pochezza dell'anima. Che evidentemente è nera come pece. Ragiono su come trattiamo le donne in genere. Complice una forza fisica maggiore, ci sentiamo padroni di tutto. Da lì credo, parte l'insensatezza della guerra tra i sessi e la nostra inefficace supremazia. E' come se si ragionasse su chi è più forte: l'uomo o la tigre. L'animale in un possibile confronto è destinato a vincere. Certo la superiorità dell'essere umano non ne verrebbe scalfita. Eppure. Su quel sillogismo arbitrario e arrogante, abbiamo fondato un mondo di uomini e per gli uomini. Fatto a nostra immagine e somiglianza. Le donne, si sa, sono il riposo del guerriero. Se va bene. Altrimenti le annientiamo con burqua e infibulazioni mortali. Per il nostro piacere e divertimento che deve rimanere privato e unico. Si sa, la femmina è possesso, territorio di chi la conquista, fattrice della nostra primogenitura. Che sia maschio, mi raccomando. Il matriarcato resta un'ipotesi storica affascinante e onirica. Con buona pace di Bachofen. Lo svizzero compone testardamente una rassegna enciclopedica di miti e di simboli di ogni parte del mondo. Scrive un'immane opera, Il matriarcato appunto, un classico dell'antropologia e della storia delle religioni. Più citato che letto, il tomo è basato sulla scoperta di uno stadio dell'evoluzione della civiltà, durante il quale il potere sarebbe stato in mano alle donne anziché agli uomini. Nel matriarcato e nell'amore della madre per i figli (riscontrato in innumerevoli figure di Grandi Madri, tra cui spicca Demetra) Bachofen esalta una sorta di "poesia della storia". Il mondo in quella fase si ipotizza abbia vissuto momenti di grande elevazione morale della vita e del costume. Insomma, anche gli svizzeri sanno sognare.
Resta una donna morta, tra le tante, una più una meno. Si rimpiazza facilmente. Sinisa Mihajlovic invece, si sa, risulta essere insostituibile.

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