15 agosto 2010

AMICI

Salta fuori all'improvviso, senza preavviso. Ti chiama o lo chiami, è indifferente. Ti dice che ti ha sognato e che ti ha sentito. Dici che stai partendo, lui ti invita. E cambi itinerario. Lo fai volentieri, perché sai che trovi casa. Accogliente anche più della tua. Sai che trovi qualcuno che ti alloggia con il cuore, che su di te ha sospeso il giudizio. Ti prende per come sei. Con i tuoi silenzi, le tue umoralità scomposte. Le tue sigarette le odia, ma se fumi non ti dice nulla. Ti lascia fare e ti accudisce. Quel tanto che basta per farti respirare meglio. Quel tanto che basta per farti sbadigliare, dopo tanto tempo che non ti rilassavi un attimo. Quel tanto che basta per sentirti bene. Almeno per una sera o qualche giorno. Poco importa. Il tempo è come sospeso, si dilata mirabilmente. Si crea un'isola tutta per te, con un che di calore che non sentivi da molto. Si mangia in compagnia, ognuno fà qualcosa per ammanire un desinare pretestuoso a discorsi che fluiscono aperti e schietti. Anche con ruvidezze che più spesso controlli. Qui invece saltano fuori così come vengono. Deponi le difese. Tutte. Ti senti rispettato fino in fondo, non prevaricato nè manipolato in alcun modo. Non c'è nemmeno lontanamente idea di violenza in parole e gesti. Così come spesso accade nella vita di tutti i giorni con chi non ti conosce e vede in te solo un pericolo, un bersaglio o una preda. Non vuole nulla da te, se non camminare per breve tempo insieme. Fino al prossimo incontro. Non ti curi dell'uso delle parole, attento solo a spiegarti e farti capire al meglio. E quando le parole mancano va bene anche il silenzio, lo scostarsi su un terrazzo defilato a cui puoi accedere quando vuoi. Il mio amico sa quando lasciarmi solo. Sa che ne ho bisogno come l'aria che respiro. A guardare le stelle o l'orizzonte. Una scusa per mettere a fuoco pensieri inespressi, che ancora non hanno trovato la strada delle parole per dirsi. E forse non la troveranno mai. Pace e serenità senza confini nutrono come acqua di sorgente. Sono in una zona di confine. I monti alle spalle e più alte montagne davanti. Lo stesso confine dove siamo deposti, tra l'essere che siamo e quello che pensiamo di essere. Lo stesso margine in bilico in cui siamo il più del nostro tempo. E' il luogo di chi vive all'incorcio dei venti ed è bruciato vivo. E' quel tratto che caratterizza le ambiguità, le contraddizioni e le soluzioni sospese dell'essere umano che si dibatte in una quotidianità contorta. E' il luogo delle non risposte, del senso inutile delle cose, dell'affanno che ci tiene in vita. Il mio amico mi presta un maglione che ci voleva. E' azzurro e lo trovo senza parole sul letto pronto per me. Non ho scaricato tutto dalla macchina, ho con me solo il pigiama e lo spazzolino da denti. L'aria è più fredda di quanto avevo previsto. La mia meta di viaggio può aspettare.

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