Si trattava di un oracolo nella città greca di Delfi. Attribuito ad Apollo, il dio che si propone come il principale tramite tra l'onnisciente Zeus e gli uomini. Era l'oracolo più importante di tutto il mondo greco, per questo il santuario di Delfi era chiamato ombelico del mondo. Una pietra scolpita, detta appunto omphalos ne attestava l'importanza. E' singolare come poi lo stesso etimo ritorni a testimoniare l'origine materna. Ombelico appunto.

Gli oracoli erano pubblicati quasi sempre in esametri, un verso che sarebbe anzi stato inventato da Phemonoe, la prima pizia. La lingua era generalmente dialetto ionico. Sono pervenuti anche oracoli in dorico. All'entrata del tempio c'era una scritta:
Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu che desideri sondare gli arcani della Natura, se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ignori le meraviglie della tua casa, come pretendi di trovare altre meraviglie? In te si trova occulto il Tesoro degli Dei. Oh Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei.
Le pizie erano prescelte tra le famiglie di poveri contadini, nate a Delfi; il compito della sacerdotessa era rischioso. Le si imponeva, una volta entrata nel santuario, di non lasciarne mai più il servizio, oltre al nubilato. Nei tempi antichi le pizie erano prescelte ancora fanciulle. Dopo un caso di seduzione, si ricorse all'espediente di scegliere solo donne oltre i cinquanta, che però per tradizione indossavano abiti da giovinetta. Nel periodo aureo di Delfi erano presenti nel santuario fino a tre pizie. Ugualmente era possibile consultare l'oracolo non più solo un giorno all'anno, come nei tempi arcaici, ma alcuni giorni ogni mese. I membri dell'aristocrazia di Delfi esercitavano le cariche sacerdotali che controllavano l'oracolo. In particolare, i cosiddetti Ὅσιοι (Hòsioi), cinque sacerdoti che erano praticamente i veri responsabili delle profezie, erano sempre scelti all'interno di cinque famiglie che si ritenevano discendenti diretti di Deucalione (Euripide, Ion.411 - Plutarco Quaestiones Grecae 9). Si ritiene generalmente che i Delfi, che esercitavano il controllo ultimo sulle interpretazioni dell'oracolo, dovessero essere in possesso di una notevole mole di conoscenze a cui ricorrere, dato che spesso i consigli dati dall'oracolo si rivelavano sensati. Seppure molti oracoli fossero oscuri e talvolta ambigui, molti sono estremamente diretti e chiari, rispecchiando evidentemente la volontà dei sacerdoti.
L'oracolo di Delfi raggiunse il suo acme nell'età delle fondazioni delle colonie greche. Era impensabile partire per un'avventura coloniale senza un responso oracolare. L'oracolo poi veniva spesso consultato per dirimere le contese fra colonie e madrepatria. Altra caratteristica dell'oracolo era una sua costante inclinazione a favorire i Dori sugli altri popoli greci. Sparta in particolare godeva in certi periodi di un vero e proprio trattamento di favore. Allo scoppio della guerra del Peloponneso questa preferenza divenne così accentuata che Atene e i suoi alleati divennero sempre meno inclini ad accettare gli oracoli (Plutarco, Demosthenes, 20), cosa che da ultimo causò il declino della sua popolarità.
Ai tempi di Plutarco, come nei tempi più antichi, a Delfi non vi era più di una sola pizia in servizio, e le sessioni oracolari tornarono a rarefarsi, un solo giorno al mese. Inoltre, essendo venute a mancare le richieste di oracoli su importanti questioni religiose e politiche (a causa della fine dell'indipendenza greca) venne meno l'uso di redigere gli oracoli in versi, non più adatti alle questioni che ormai venivano presentate (Plutarco De Pith.Orac 28). Tutto questo ebbe ripercussioni sull'autorità dell'oracolo, dato che anche coloro che ancora lo consultavano in buona fede spesso non potevano credere che il dio si occupasse con grande cura di materie spesso triviali. Tanto che nel 360 quando Giuliano, ultimo degli imperatori romani che cercò di risollevare il paganesimo, volle avere un responso dall'oracolo gli fu data questa risposta:
Dite al re che sono crollate le corti sfarzose, Febo non abita più qui, non ha più lauro oracolare né sorgente che favella; l'acqua parlante si è ammutolita.
Pochi anni dopo l'imperatore Teodosio I, a partire dall'anno 391, con una serie di editti, decretò la fine dei culti pagani e nel 394, la chiusura definitiva del santuario. Per impedire che il tempio venisse riconvertito in chiesa cristiana (come capitò a molti edifici sacri dell'epoca), gli ultimi sacerdoti pagani pare che distrussero volontariamente l'edificio (diroccandone il tetto ed abbattendone le possenti colonne, i cui blocchi caddero l'uno sull'altro) ed i principali edifici sacri, che ben presto vennero ricoperti dai detriti delle frane e dalla vegetazione.
I muri e le colonne affioranti vennero usati nel Medioevo per la costruzione della nuova città di Delfi, posta leggermente più a valle. Ma una città costruita con elementi architettonici antichi non poteva passare inosservata. Sicchè alla metà dell'Ottocento (subito dopo la guerra d'indipendenza greca), furono compiuti i primi scavi sistematici, che portarono alla scoperta degli edifici e dei monumenti più importanti. Grandissima parte delle suppellettili sono tuttora conservate nel vicino museo.
*Museo del Louvre, Parigi, Francia - Eracle e Apollo si contendono il tripode delfico. Oinochoe attica a figure nere, c. 520 a.C. Bisogna anche ricordare il mito, più tardo, della lotta per il tripode sostenuta contro Eracle che ambiva anch’egli al possesso dell’oracolo.
- Questo post è di evidente arbitraria scopiazzatura. Non ho voglia di impegnarmi in qualcosa di più personale come faccio di solito. Il sapere di altri, le fonti storiche, la storia dei popoli hanno comunque grande fascino. Copiando qua e là ho avuto occasione di apprendere parecchie cose. Spero anche voi leggendo.
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