Che tutte le cose sono legate
come sangue che unisce una famiglia.
Tutto ciò che accade alla Terra
accade ai figli e alle figlie della Terra.
L'uomo non tesse la trama della vita,
in essa egli è soltanto un filo.
Qualsiasi cosa egli fa alla trama,
l'uomo lo fa a se stesso.
Ted Perry (ispirato dal capo indiano Capo Seattle)
E noi abusiamo, come ci vendicassimo di qualcosa fatto a nostro danno. Lo si vede ovunque, in ogni momento. Mozziconi buttati da incuranti finestrini di auto che consumano sempre troppa benzina. Nella patetica usanza esportata del mangiare sushi. Si sa. Vengono utilizzate solo alcune parti del pesce. Il resto diventa cibo in scatola. Non sempre per animali. Nelle mandrie infinite che abitano aree una volta forestali. Che i cinesi non si mettano a mangiare hamburger. Sarebbe davvero la fine. Due miliardi di persone consumerebbero quadrupedi a fette pressocchè tutti i giorni. L'imperatore mondiale della carne avrebbe lavoro assicurato per alcune generazioni. Peccato che quella gente futura non godrebbe di un pianeta decente su cui impiantare i propri sogni. Non sognerebbe più. L'aria, resa metifica da ipotizzabili miasmi, sarebbe irrespirabile. La vita arrancherebbe ovunque. L'uso di caldaie e riscaldamenti sempre più potenti ed esosi ha sostituito i maglioni delle nonne. D'estate invece, si preferisce stare nelle dimore con golfini cangianti, piuttosto che spegnere ingordi condizionatori. Che avrà fatto mai il pianeta contro di noi, per squartarlo come solo l'uomo sa fare. Non è solo incuranza e presunzione di razza. C'è di più. L'idea che l'uomo vuole portare fino in fondo il suo ghiribizzo, la sua convinzione e la scelta suicida che lo fa pensare imperatore del globo. Si vede anche nella vita di tutti i giorni. In particolare, noi uomini dobbiamo fare quello che partorisce la nostra mente. In modo esclusivamente ed indiscutibilmente assoluto. Non negoziamo nulla, ma sappiamo benissimo fare finta. Ci camuffiamo da democratici che ascoltano l'altro, lo comprendono, considerano altri punti di vista come parte di una visione pluriprospettica della vita. Ci sentiamo e ci spacciamo per cosmopoliti dell'anima. Invece, quando i giochi si fanno densi e definitivi, tiriamo fuori l'ossatura del tiranno, del despota che ci abita da sempre. Vogliamo decidere i tempi e i luoghi delle situazioni che viviamo. Con le donne abbiamo atteggiamenti sintomatici e ambivalenti. Gestiamo giostre emotive spesso di autentica plastica, spacciandoci per ipersensibili. Come pianeti immobili, aspettiamo invece che qualcosa ci orbiti intorno per afferrarla al volo. Per vedere se abbiamo la mira di sempre. Ci crogioliamo nell'insana idea che i tempi alla nostra vita li guidiamo noi stessi e nessun altro. Siamo i padroni dispotici del nostro destino. Guai a chi si mette sulla nostra strada. Nel frattempo giochiamo a essere buoni, ad assecondare gli altri, a fornire illuminate riflessioni concilianti sulla vita. Se capita di essere in ruoli gestionali, attuiamo una pantomima all'insegna del potere orizzontale. Fole per chi ci crede. Alcuni padroni chiedono anche scusa ai dipendenti. Con pubblico adeguato, si intende.

- Immagine satellitare del Pianeta. Esistono anche sfere di cristallo che lo racchiudono. Curioso sapere come viene l'idea di segregare la Terra in una sfera. A volte è raffigurata mentre qualcuno la tiene in mano. Peggio mi sento.
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