1 luglio 2010

PICCIONI E SAMURAI

Un piccione entra dalla finestra del corridoio che fa da androne alla scuola. Sbatte le ali e si accovaccia in un angolo. Il collega prova a spingerlo fuori dalla finestra. Sbatte le ali invece contro altra finestra chiusa. Si riaccascia in un altro angolo. Provo io. Lo acchiappo con un'abile mossa che non riconosco. Gli rendo la libertà, gettandolo dalla finestra. Vola via felice e raggiunge i suoi compagni sul prato. Probabilmente il gesto è una parte di kata. E' un lampo. E' serendipity. Penso ai samurai dell'antico Giappone. In testa mi balena la katana, la micidiale spada di quella stirpe guerriera. Forse è la luce del sole rifranta sulle ali grigie del volatile. Mi rinvia un luccichio come di metallo. Non so dire.
Nel periodo Tokugawa (1603-1867) si diffuse l'idea che l'anima di un samurai risiedesse nella katana che porta con sé, a seguito dell'influenza dello Zen sul bujutsu. Bujutsu in giapponese designa un insieme di sistemi di combattimento trasmessi a partire dall'epoca feudale giapponese (1185-1625ca). A volte i samurai vengono descritti come se dipendessero esclusivamente dalla loro spada usata per combattere. Così come il piccione dipende esclusivamente dalle sue ali per il volo.
Nella presa il piccione perde qualche piuma. Ricrescerà presto.

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