Mi sembra lui, ma non sono sicuro. E' il mio vecchio gatto. Un soriano rosso che dovrebbe avere circa diciassette anni. Sarebbe un'età veneranda per un felino domestico. Un antico detto, forse indiano, recita: "Dio ha dato il gatto all'uomo, perchè possa provare cosa significa accarezzare una tigre". Gli antenati erano saggi. Il mio gatto si chiama Bignè. E' un carattere ribelle, scostante e ostinato. Amava solo me e odiava solo me. Esclusivamente a me erano dedicati i suoi graffi e i suoi morsi. Ne porto i segni. Poi un giorno all'improvviso è scomparso, da una casa con troppe persone che evidentemente non ha gradito. Se ne è andato così, le ragioni vere le ignoro. Dopo una muta accettazione del ricovero che gli ho fornito per anni, si è eclissato. Erano i giorni di una pasqua fredda e ventosa di alcuni anni fa. Per mesi non ho riscontrato tracce. Poi, di nuovo all'improvviso, continuavo a vederlo nei dintorni. Almeno, mi sembrava lui o volevo che lo fosse, non so dire.
E' un gatto prelevato da una vecchia villa del centro Italia. La padrona, un'eccentrica matrona della provincia meridionale, diceva che amava alla follia i gatti. In realtà, la magione in cui abitava da sola aveva un enorme giardino, limitrofo alla strada provinciale del paese. Un numero imprecisato di gatti lo abitava, raccolti in diverse colonie. In casa, nemmeno l'ombra di un animale, ma importante vasellame orientale. La strada faceva il suo lavoro di contenimento delle nascite. Sicchè spesso i piccoli venivano sfrittellati impietosamente da distratti veicoli di passaggio. Da lì veniva il mio gatto. Desideravo un gatto rosso, non di razza. Ho avuto quell'occasione, era l'unico di una recente cucciolata che rispondesse ai miei canoni. L'ho raccolto senza pensarci due volte. Aveva circa due mesi ed era già ferocissimo. Sempre unghie di fuori, soffiava a chiunque lo avvicinasse. Non è cambiato molto negli anni di convivenza con me. Mi elesse a capobranco, ma ho sempre pensato di non andargli troppo a genio. E me lo faceva capire. Vasi rotti, graffi, morsi alle caviglie e agguati improvvisi, la sua cifra caratteriale. Quei tratti scontrosi e selvaggi erano il suo fascino. A volte, mi saltava in braccio, soprattutto quando ero seduto sul divano in tinello. Non sdegnava rare coccole dietro le orecchie. Mi spingeva lì la mano con il muso, se le desiderava. Quando lo vedo passare, nei dintorni di casa mia, mi sembra felice. Vecchio, ma sicuro della libertà riguadagnata. E' cristallino che del prezzo pagato non gli importa nulla.
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