I miei allievi cadono spesso. In modi impensati a tratti stravaganti e pericolosi. Dalla moto, dall'autobus che li porta a scuola, nei corridoi e dai banchi in bilico tra una sedia e l'altra. A volte, sono cadute in cui si fanno davvero male. Se durante le ore di scuola e i momenti di intervallo accade, piangono. Allora i loro occhi cambiano colore. Si fanno più scuri e acquosi per alcuni istanti. Poi passa. Spesso sotto le coccole complici di un amico. Che il giorno dopo con tutta probabilità cadrà anche lui. E il giro ricomincia. Tutti si cade. Da quando si nasce a quando ce ne andiamo per sempre, continuiamo a farlo. A volte, non ci accorgiamo, ma succede. Ci sono cadute che si vedono. Il bimbo che impara a camminare, la vecchia che non vede il marciapiede. Ma anche le cadute spettacolari degli sportivi professionisti. Ogni franata vale milioni. E poi il piede in fallo dell'escursionista, un esame fallito di un universitario annoiato e attonito. I custodi di ampie dimore raramente cadono. I padroni di quelle favolose magioni invece cadono dalle loro auto di lusso. Spesso ubriachi o fatti come narcos colombiani. Massimo rispetto per la República de Colombia e il Mar dei Caraibi che la bagna. Cade il giovane artista alla prova. Davanti a una crosta giovanile e acerba il maestro a cui chiese opinione disse: "Cosa ti posso dire, non mi viene in mente nulla". Si schiantano di continuo cinture nere a molti kyū (livelli di abilità). Accade su asiatici tatami che non attutiscono più di tanto. Si rialzano e ricominciano come se fosse sfracellato solo l'avversario. Cade la pioggia, inesorabile e fredda. Cade la neve, soffice e inaspettatamente calda. Cade la pettegola dal nido. Non sa ancora volare. Cade il pesce acchiappato all'amo fortunato di pescatore domenicale. Trova fratelli morti in un cestello verde ringhiera. A maglie rade, per farli respirare. Perché. Li raggiungerà a breve. Cade il ponte provvisorio a cui cede un pilone. Con lui cadono macchine di passaggio. Cade l'acqua dalla cascata impetuosa e possente. Miriadi di gocce cadono intorno a formare foreste sempreverdi e pluviali. Nelle abitazioni, cade l'uovo nel piatto, i bicchieri vanno in frantumi da mani tremanti e indecise. Le case in ogni parte del mondo sono piene di vetri rotti. Le schegge si ritrovano anche dopo anni sotto credenze antiche. Cadono foglie in stagione appropriata. Giardinieri abituati e stanchi raccolgono metodici. Chiudono in sacchi neri ingoiati da macchine panciute dall'aspetto allegro. Quei resti di giardini curati da estranei cadranno tutti in discariche, mischiati a sacchi di provenienza diversa. Ci sarà dentro di tutto. Vecchi fumetti dimenticati, mozziconi inutilizzabili di matite colorate, gusci d'uovo. Non è importante quanto si cade, quanto si resta stesi, quanto ci si faccia male o si percepisca dolore. Importante risulta rialzarsi. Spolverare le ginocchia sbucciate. E proseguire. Eventualmente incerottare. Si rimanga sereni. Siamo inevitabilmente funamboli. Votati a momentanei annientamenti.
- Solo per chi pratica o vuole avvicinarsi a una qualsiasi arte marziale. Ma anche per curiosi di passaggio. Nel sistema kyū/dan i gradi per principianti cominciano con un kyū numerato in maniera crescente, ad esempio 9 kyū. Il livello avanza in maniera decrescente fino al kyū di numero più basso. Il dan inizia col 1 dan (Shodan, o "cominciando a dan"), sino a giungere ai dan di grado più elevati. I gradi sono assegnati come una "cintura di colore" o mudansha. I karateka con grado di dan sono riconosciuti come yudansha (possessori del rango di dan). Il yudansha porta tipicamente una cintura nera. I requisiti dei ranghi differiscono fra stili e scuole diverse. Un'età minima e il tempo nei gradi sono fattori valutativi di una certa rilevanza.
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