29 luglio 2010
DISATTENZIONI
Giro in città pressocchè deserta. Vado a scuola. Come sempre. Ai semafori, gente distratta accende sigarette e lancia cicche accese da finestrini aperti. Temporali in arrivo, ma coltre pesante su nucleo urbano. Durante il percorso incrocio tre incidenti. Con ambulanza puntuale sul posto. C'è sempre in terra qualcuno. Il breve traffico rallenta. Per guardare. Passo oltre e ostentatamente lo sguardo va avanti. Sempre. Quando capitano scene di morte sradale, non ho il coraggio di assistere. Non mi interessa guadagnarlo. Ricordi infantili assalgono la memoria. La famiglia in macchina verso terre di produzione frutticola. Era un settembre soleggiato e arioso. Una strada di monte ci portava allegramente verso cascina di rivendita diretta. All'improvviso, la catena di macchine rallenta. Ero bambino di circa otto anni. Alla mia sinistra scorre l'alveo stradale. Insanguinato. Ricordi di corpo di donna squartato da pneumatici pesanti. Mosche nere appoggiate su pezzi di carne fresca. Nessuno ha posto un plaid di fortuna o un lenzuolo provvisorio. Così. Tutto da guardare, mentre le macchine scorrevano lentissime. Masticavo adagio piccole mentine da viaggio contro la nausea. Un tipo ancora oggi in commercio. Che non posso avvicinare. Il tempo si è come fermato in un frame infinito. Pareva durato giorni. L'effetto della morte in strada risulta indelebile e scuro. Non si muove nella memoria, conquistando senza fatica un posto sicuro. Arrivo a scuola senza altri intoppi. Sono puntuale.
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