Assumono pose inesplose o sparpagliate nelle aule. Si frangono nei corridoi nei radi momenti di libertà fittizia. Inutili onde di mare chiuso. Li vedi passare, mano nella mano, le braccia avvinghiate alla vita o alle spalle del compagno. Così miseri e disperati. La testa non sostiene quasi mai un corpo centrato su un sè che resta instabile. L'equilibrio dei corpi degli allievi è sempre precario, in bilico tra la terra e il cielo. Così è e non ci si pensa. C'è chi non ha la percezione della propria fisicità nello spazio, se non come rinvio dato dagli altri. Un compagno, il padre, l'amico. Sei grasso, sei bella, troppo alta, troppo basso. Così si definiscono gli adolescenti che ho in addestramento. E ci credono. Non vivono la provvisoria precarietà dell'involucro che li definisce. Non sanno e non vogliono sapere che cambieranno. Vivono un tempo assoluto e inattaccabile. Si sentono onnipotenti, a partire dal corpo.

Nessuno vive il proprio fisico come fosse un tempio. Come dovrebbe essere considerato. Un luogo che va curato, custodito e protetto contro il mondo e i suoi inevitabili attacchi. Si illudono che sia reale la lusinga dei simulacri digitali: Internet, cellulari, videogiochi. Non capiscono che se non c'è la fisicità, il corpo appunto, tutto resta frammentato e ingannevole. Sfugge ai più il senso del corpo, come segno vivo di anima e carne. Molti filosofi a ragionarci ci hanno perso la testa. Il cinquantenne si finge adolescente e adesca giovani donne su chat per teenager. Quando la ragazza capisce in genere è troppo tardi. In quei luoghi, in ogni caso la comunicazione vera è inesistente, proprio per l'assenza del corpo. Si ha comunicazione reale solo ed esclusivamente se c'è la presenza in un
hic et nunc, che solo la necessità del corpo può esprimere. Corpi come
katane, inesorabili e spietate. Uniche, ognuna nel suo genere. Non c'è spada da samurai uguale ad un'altra. La loro particolarità non sta solo nella forgiatura artigianale, ma anche nell'uso che ne viene fatto. Difendersi, aggredire, giocare, colpire o altro; fa la differenza. Ognuno il suo stile, la sua inappellabile necessità. A volte, nel buio i colpi sono inaspettatamente più precisi, attenti a seguire uno sguardo interiore che difficilmente sbaglia.
E poi il corpo spirituale, etereo, che comunque necessita di quello fisico per esprimersi al meglio. Emana energie sottili, spesso incontrollate e incontrollabili, segrete. Molti le posseggono e non lo sanno. Non vengono utilizzate nè considerate risorsa. Ma è sempre il corpo che parla il suo particolarissimo linguaggio. Siamo noi che non lo vogliamo sentire. Ancora meno ascoltare.
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