A volte penso che alle scuole professionali come quella in cui insegno manchi un allure, qualcosa che si potrebbe definire “stile”. Uno stile che in parte riuscirebbe ad invertire lo squallore in cui sono immersi gli studenti, uno squallore che è prima di tutto estetico.
Immagino questa scuola nelle Highlands scozzesi. Le ragazze con kilt d’ordinanza, magari un blackberry, tartan blu e verde scuro, camicie bianche e scarpe basse, rigorosamente nere. Una divisa non avvilente per tutte. Poco o niente trucco, nessun profumo pesante, niente trucchi o parrucchi improbabili, piercing in ogni dove o altri accessori di dubbio gusto. Per i ragazzi sarebbe più semplice. Pantaloni neri con riga in tinta dei colori della scuola, camicia bianca e cravatta nera. Facile, portabile, esteticamente gradevole.
Nelle mie classi ho visto rosari al collo, portati come collane, tatuaggi a vista su avambracci, polpacci o piedi. Sirene, farfalle, elfi, fate, nomi di madri, di padri di fidanzati indimenticabili. A volte la scuola sembra più una taverna equivoca in un porto orientale piuttosto che un luogo di trasmissione di sapere. Non importa. Io ci lavoro comunque. Anzi è doveroso essere qui e non nelle Highlands scozzesi.
21 aprile 2010
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