13 settembre 2010

TRAGEDIA E MASCHERE

In casa del mio amico accedo sempre a cose interessanti. Da una parte, un libro di disegni. Il  soggetto è  lo tsunami  che ha colpito lo Sri Lanka del 2004. Dall'altra, una maschera carnascialesca di fattura artigianale. Il contrasto è pazzesco.  I dipinti sono di ragazzi del luogo che hanno messo su foglio le loro emozioni più autentiche. La tragedia azzera evidentemente la finzione, la maschera. Anche nei fanciulli. I colori sono scuri, a tratti cupi;  i volti, spesso disegnati nei particolari, mostrano terrore e spavento smisurato. Il mare è un po' in tutti i dipinti: onde, come cascata, invadente, scomposto nei colori. Le barche sono come gusci di noce in balia di onde variopinte. Le persone sono raffigurate nei dettagli. Molte le braccia alzate verso il cielo. Occhi grandi, nessun sorriso sul viso di nessuno, figure in movimento, spesso in fuga. I disegni sono nitidi, nessuna incertezza nel tratto o nel colore utilizzato. Molti hanno scelto di raffigurarsi in salvo, come poi è stato. In altro modo non si spiegano i dipinti. I ragazzi non hanno dato titolo alle loro opere. Lo hanno fatto per loro i curatori del volume. Penso che se ne potesse fare a meno. E' raro vedere quadri così eloquenti. Come se provare emozioni, sentire il dissiparsi degli affetti, delle persone care, sia stata una cosa sola con il dare forma al disegno. Si è davanti a qualcosa che azzera la menzogna, l'inganno, gli specchi ipocriti a cui spesso si rinvia nella vita di tutti i giorni.  Come le cose sono e come appaiono.


In alto, in posizione evidente, ma defilata, una maschera di carnevale. E' un calco di gesso bianco;  naso sottile, le aperture degli occhi a mandorla sormontate da due losanghe azzurre intenso. Una piccola bocca  arcuata in un sottilissimo sorriso enigmatico è dipinta del medesimo colore. Leggeri rami fioriti della medesima cromia, sopra un occhio e sullo zigomo opposto. L'insieme è affascinante e inquietante allo stesso tempo. Il fascino è dovuto all'ignoto. Ciò che non si conosce ammalia. La maschera poi è umana, si sottintende un soggetto in qualche modo simile e avvolto da mistero profondo. Un io chiaramente teatrale, si nasconde, si camuffa e prende forme inconsuete. Chi non ne viene attratto. L'inquietudine credo sia dovuta all'impossibilità di definire, cogliere un qualsivoglia significato che dica una verità che forse non c'è. O se c'è è così nascosta che risulta inattingibile. Da cui la maschera appunto, che nasconde, protegge e spesso falsifica l'essere. Così l'individuo non si svela, non offre il fianco  a chi vuole avvicinarsi troppo. Ognuno si è specializzato a non mostrarsi per ciò che è. Si ha a volte più o meno consapevolmente la netta sicurezza del poco che siamo. Per questo avvicinarsi e avvicinare in modo autentico impaurisce. Nessuno lo fa con leggerezza. Infatti, spesso si preferisce una distanza che protegge. E' come se in un mare in cui veleggiano una moltitudine di barche, diverse per dimensione, foggia e colore, una di queste lanciasse una cima per avvicinarsi a un'altra. Molti lo descriverebbero come atto di pirateria. Forse lo è.

- L'immagine riporta alcune tipologie di cima nautica. Servono sulle imbarcazioni per diversi scopi. Si differenzia inoltre la cima buona da quella cattiva. In un cavo aggomitolato a successive spire, l'una sull'altra, s'indicano così, rispettivamente, l'estremità libera, che rimane al di sopra di tutte le spire, e quella di sotto.

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