6 settembre 2010

IN MORTEM

Arrivo a scuola. Baci e abbracci di prammatica. La sensibilità, si sa, non è cosa sociale. Lo zelante collega mi dice al brucio che V. è morta. Era un'allieva adulta dei corsi pomeridiani. Corsi per figure professionali umili, ma necessarie, a quella specie di fabbrica che prende il nome di ospedale. La ricordo bene. Passo agile e leggero. Età indefinita dietro una silhouette sottile e veloce. Non era giovane e stupiva quel suo essere in un gruppo classe di persone molto più giovani di lei. Occhi marini, plasmati dalla ridente cittadina litoranea da cui proveniva. Capelli di un rosso improbabile incorniciavano un viso di porcellana senza rughe visibili. Restava l'incongruenza bizzarra di sopracciaglia disegnate a matita. Il portamento era altero, quasi da regina capitata per sbaglio in un regno sconosciuto e non suo. Avevo accettato io la sua iscrizione al corso. La ricordo bene, anche per una presenza in classe molto attiva e intelligente. Si soffermava volentieri in digressioni colte. Mi chiedeva di continuo consigli di lettura e film d'autori francesi. Le piaceva la Nouvelle Vague, Truffaut e Godard su tutti. Per i libri aveva un debole per i grandi autori russi. Aveva letto di tutto, credo anche più di me che non mi faccio mancare nulla. Le piaceva passare l'intervallo a parlare di letteratura. La seguivo volentieri. Pare che avesse ereditato una fortuna svizzera dilapidata in un soffio al gioco d'azzardo. Conviveva in città con una compagna di corso. Durante il tirocinio estivo che la obbligava a turni massacranti, si è alzata di buon mattino e si è preparata di tutto punto per uscire. Si è lanciata senza un rumore percepito dalla finestra del bagno. La polizia allertata credeva di trovare sul selciato un'adolescente. Invece era lei. Anche la compagna di stanza credeva che il morto fosse altra persona. Nessuno si è accorto di nulla. Magari di una tristezza incolmabile, di un'ansia incontrollata o più semplicemente di quanto era sola. E' scomparso qualcuno che già non esisteva da tempo. Non aveva familiari nè amici intimi. Resta mistero profondo cosa porti all'auto annientamento. A scegliere pervicacemente il tempo e il modo della morte. Forse è solo il giorno sbagliato, con una congiunzione astrale nefasta. Resta un enigma insoluto, cosa non faccia attendere il fine naturale della vita. Cosa scatti dentro qualcuno perché venga annullata la curiosità di vedere come va a finire. Lottando e soffredo magari, ma con sfumature che vale la pena vivere. Il collega sciorina saputo altre notizie che non ricordo. Forse non le ho dato l'indicazione di lettura giusta.

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