11 settembre 2010

GENTE E CASE

Sono di nuovo in terre di confine. Per andare dal mio amico percorro una strada poco agevole, stretta e pericolosa.  La via è segnata sulla sinistra da una grande casa che appare disabitata. E' una specie di bicoccca giallastra, diroccata, attaccata dal tempo e dall'aria umida del luogo. Davanti la ingentilisce un alto pino argentato, ricco di frasche e sempreverde. C'è un che di malinconico nell'insieme che conferisce fascino alla dimora, abbandonata, insieme all'evidente vitalità della pianta. Penso a un mio vicino di casa. Un uomo ormai avanti negli anni, abita una casa trascurata e sporca. Nel quartiere si è procurato una pessima fama, per il suo carattere introverso e rissoso. Se qualcuno occupa il posto macchina che reputa suo, non esita a rigare fiancate e bucare gomme. Bestemmia spesso tra sè e sè e traffica con pezzi di lamiera giorno e notte. Non si capisce se si tratti di un lavoro o di un eterno trasloco. Soprattutto di notte, l'uomo procura baccano a nonfinire, con il suo andare e venire da un cortilaccio interno alla sua dimora. A volte compare la polizia per  controlli. Ma uno dei giorni scorsi l'ho visto per caso appoggiare due rami di lauro sulla finestra di altra vicina anziana, a sua volta schiva e solitataria. Il gesto era gentile e delicato. La gente. Ci pare in un modo, inequivocabile e chiaro. Poi però, effetto speciale. Alcune case in ogni modo assomigliano a qualcuno che crediamo di conoscere. A volte è così, altre ci stupiamo.

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