Ho appuntamento con un amico all'uscita di una palestra di Pilates. E' nel centro cittadino. Come le periferie, anche le zone ricche delle città si assomigliano tutte. La palestra ha vetrine offuscate sulla strada. Si intravvedono infernali macchinari per la cura del corpo. Ho un brivido. Sono in anticipo e bighellono nel quartiere. Platani potati da mani sapienti, rovine antiche in recinzioni accurate, silenzio ovattato di una viabilità ridotta al minimo. Si apre improvvisa un'area verde, con giochi colorati per bambini agiati. Mamme costose guidano con sicurezza passeggini dal design moderno. I bambini sono bellissimi. Nessuno sorride. Le donne catturano il mio sguardo. Molte in jeans, sandali e scarpe basse di note marche straniere, a inseguire uno stile pauperistico che le fa fantasticare essere parte del mondo comune. Le immagino asserragliate in appartamenti e loft che non lasceranno mai, e che saranno pronte a rivendicare col sangue in caso di matrimoni fallimentari. Compaiono alla spicciolata anche alcuni mariti, produttori dispotici di redditi con molti zeri. A tratti appaiono donne di colore che pascolano con rassegnata pazienza figli di altri. Sui loro volti passa la nostalgia dei propri figli, lasciati in una terra lontana, per curare una prole che non appartiene. Sono donne abituate a tutto, lo capisci dal loro passo. Hanno portato otri d'acqua sul capo, hanno partorito con dolore, hanno soddisfatto mariti spietati. Alla fine sono partite per procurare denaro in posti sconosciuti. Possiedono tutte un irragionevole passo da regine. Anche loro non sorridono.
Il pensiero è intrusivo, ma viene spesso. Va ai miei ragazzi, quelli delle periferie. Posti come questo non sanno nemmeno che esistono. E c'è una dolorosa similitudine tra questo spazio e i luoghi da cui provengono, da cui non usciranno mai. Proprio come queste madri lussuose non abbandoneranno mai le loro rassicuranti dimore. Il medioevo è passato, ma la mobilità sociale resta per molti una fantasticheria irrealizzabile. Lì nasci e lì muori, senza alcuna possibilità di scelta. Molti dei miei allievi si raccontano che dal loro quartiere non vogliono andarsene. Io me ne guardo bene dal dire loro che non potrebbero, nemmeno se lo volessero. In ogni caso rassicura osservare come la povertà assuma diverse forme.
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