27 aprile 2013

CASA MARE

E' tempo di brevi ponti vacanzieri. Mi butto al mare, verso spiagge consuete e riparate da viste abbondanti di turisti annoiati. Tempo incerto e mutevole tipico della stagione. Paesaggi consueti rischiarano l'anima e rassicurano sulle cose da fare e decisioni da prendere.
A breve si torna a scuola per l'ultimo rush finale. Intanto gusto le prodezze di giovani nuotatori che incuranti del freddo e dell'acqua a temperatura ancora sconsigliabile, si tuffano e nuotano senza ritegno. Nemmeno l'ombra di pelle d'oca. Beati loro. Vorrei buttarmi anch'io ma ho freddo e mi chiudo più sicuro nella mia giacca ancora invernale. Ci saranno tempi migliori per bagnarsi in acque meno fredde.
Le nuvole si accalcano e presto piove. Trattasi di nubifragio. Acqua dappertutto. Dal cielo, dai tombini, dai fiumacci resi torrenziali da un acqua battente e irriducibile. Acqua. Si pensi a chi non l'ha per niente. Meglio annegati o prosciugati? Non riesco a immaginare morire di sete, respingo le possibili immagini. Preferirei, se proprio si dovesse, morire annegato, magari sperando fino all'ultimo di farcela.
Ho portato con me letture interessanti di cose orecchiate e poco studiate. Si parla di intelligenza emotiva e formazione. Mi piace pensare che il  mio fare non si riduca solo a raccontare Dante e compagnia cantante. C'è dell'altro che a volte noi stessi ignoriamo che parla all'anima ( o a quello che si immagina ci sia, un io superiore dicono Autori laici) dei giovani che alleniamo. A volte sono loro che ci fanno crescere e spingono perché mobilitiamo energie e risorse che appaiono per loro, ma che in relatà servono di più a noi. In fondo un insegnante che parla dei suoi alunni o della sua classe, credo parli invece di sè. Quest'ultima riflessione è una citazione non è roba mia.


Giuseppe Sacheri, Mareggiata al plenilunio, 1912 circa, olio su cartone.

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