30 aprile 2013

TREGUA

Resa. Almeno per un po' devo calmarmi. Un collega rischia il contratto da collaboratore esterno. La responsabilità è senza ombra di dubbio mia. Faccio male alle persone. Senza volerlo ma tant'è. La storia è complicata e noiosa da raccontare. Per sommi capi eccola.
Insegno con uno stile che non è apprezzato, troppo indulgente e inclusivo, emerge dalle rade chiacchiere con colleghi benpensanti. Mi apprezza il collega di nuovo acquisto e lo da a vedere. Gli dicono di starmi lontano anche perché "ha bisogno di lavorare". Brutta faccenda.
In particolare, stavo dando il meglio in ambiziosi incontri collegiali con giovane psicologa di scuola freudiana. Ci vado a nozze nel renderle la cosa una specie di calvario, dato che la committenza, tutta interna, è presente agli incontri. I cortocircuiti che si creano sono davvero esilaranti.

Mi piace soprattutto il senso figurato della parola. E' l'ultima delle definizioni, quella relativa ai rami e alle piante.

Qualcuno l'ha presa  male e la ritorsione è questa: colpire il collega per colpire me. Centro. Spiace. Per tutta quanta la faccenda che mette in primo piano una serie di annose questioni. Figure di sistema senza titolo, pettegolezzi da parrocchietta di paese che avvelenano  il lavoro quotidiano, mancanza totale di autovalutazione di istituto. L'unico strumento partorito l'audit per la qualità.
Un noioso ma zelante ingegnere mi ha fatto squadernare tutte le carte. Visita non annunciata ovviamente, ma prevedibile visto il clima da guerra non troppo fredda. Nulla da eccepire, tranne la mancata consegna di indicatori interni non ancora compilati. Cosa da poco. Non si sa come farmi saltare, infatti risulto granitico. Ne parlerò ancora, adesso basta. Mi interessano soprattutto il concetto di onestà, trasparenza e responsabilità dei comportamenti. Mi rendo conto che scrivo dei macigni. Li renderò leggeri. Promessa.

27 aprile 2013

CASA MARE

E' tempo di brevi ponti vacanzieri. Mi butto al mare, verso spiagge consuete e riparate da viste abbondanti di turisti annoiati. Tempo incerto e mutevole tipico della stagione. Paesaggi consueti rischiarano l'anima e rassicurano sulle cose da fare e decisioni da prendere.
A breve si torna a scuola per l'ultimo rush finale. Intanto gusto le prodezze di giovani nuotatori che incuranti del freddo e dell'acqua a temperatura ancora sconsigliabile, si tuffano e nuotano senza ritegno. Nemmeno l'ombra di pelle d'oca. Beati loro. Vorrei buttarmi anch'io ma ho freddo e mi chiudo più sicuro nella mia giacca ancora invernale. Ci saranno tempi migliori per bagnarsi in acque meno fredde.
Le nuvole si accalcano e presto piove. Trattasi di nubifragio. Acqua dappertutto. Dal cielo, dai tombini, dai fiumacci resi torrenziali da un acqua battente e irriducibile. Acqua. Si pensi a chi non l'ha per niente. Meglio annegati o prosciugati? Non riesco a immaginare morire di sete, respingo le possibili immagini. Preferirei, se proprio si dovesse, morire annegato, magari sperando fino all'ultimo di farcela.
Ho portato con me letture interessanti di cose orecchiate e poco studiate. Si parla di intelligenza emotiva e formazione. Mi piace pensare che il  mio fare non si riduca solo a raccontare Dante e compagnia cantante. C'è dell'altro che a volte noi stessi ignoriamo che parla all'anima ( o a quello che si immagina ci sia, un io superiore dicono Autori laici) dei giovani che alleniamo. A volte sono loro che ci fanno crescere e spingono perché mobilitiamo energie e risorse che appaiono per loro, ma che in relatà servono di più a noi. In fondo un insegnante che parla dei suoi alunni o della sua classe, credo parli invece di sè. Quest'ultima riflessione è una citazione non è roba mia.


Giuseppe Sacheri, Mareggiata al plenilunio, 1912 circa, olio su cartone.

7 aprile 2013

PICCOLI MOSTRI QUOTIDIANI

So che sto via da molto. Chiedere pazienza è complicato. Ma provo uguale. Non so se torno in via definitiva. Provo a impegnarmi in aggiornamento almeno bimensile. Per me è difficile, faccio fatica a mantenere gli impegni che richiedono impegno appunto. 
Ho una vita complicata e impegnarsi, cioè tra le cose mantenere date e scadenze, risulta complesso. Capitemi se potete. Comunque continuo a insegnare. La scuola pone nuove questioni legate ad attività di mobbing e bossing variamente esperite. E' un gioco al massacro e i più deboli stanno davvero male. Per ciò che mi riguarda, osservo ciò che mi accade intorno e mantengo il mio equilibrio. Non è per me difficile per diverse ragioni. a. sono vecchio e quasi nulla mi sposta b. ho energie dislocate su molti fronti, a differenza di colleghi per i quali la vita è la scuola c.credo di vedere le persone coinvolte per quello che sono, squallide, meschine e frustrate d.è difficile che dinamiche relazionali "esterne" mi coinvolgano davvero. In sostanza, non mi interessa. Ma mi dispiace. Soprattutto considerando che anch'io sono coinvolto.
Non so bene come sia accaduto, ma tant'è. Il trucco sta nel concentrarsi nel lavoro. I ragazzi sono l'unico motivo del mio essere dove sono. E ' una specie di stella polare. La seguo, non ho paura, la strada è sicura.
In più, posseggo un'arma segreta. L'ironia su tutto e tutti che spesso vira allo sberleffo, alla presa in giro scanzonata, all'iperbole dissacrante. E' tutto molto divertente e mi spiace per chi non riesce a ridere di se stesso e del mondo intorno. Io lo faccio e sto bene. Parto sempre da me stesso. A proposito, ho dovuto mettere un apparecchio ortodontico, sì proprio quello che hanno gli adolescenti. Gran successo di critica e di pubblico. Ne avrò per parecchi mesi. Mi sento davvero un giovine inquieto. Se mangio tanto salame e cioccolato e mi escono anche i brufoli, potrò mimetizzarmi tra i miei allievi. E chi mi trova più?


Girolamo da Carpi  Opportunità e pazienza, 1541.
 p.s. Ringrazio i 7499 visitatori. Non so se leggono, passano per sbaglio o guardano solo le figure. Va bene in ogni caso.