Insegno con uno stile che non è apprezzato, troppo indulgente e inclusivo, emerge dalle rade chiacchiere con colleghi benpensanti. Mi apprezza il collega di nuovo acquisto e lo da a vedere. Gli dicono di starmi lontano anche perché "ha bisogno di lavorare". Brutta faccenda.
In particolare, stavo dando il meglio in ambiziosi incontri collegiali con giovane psicologa di scuola freudiana. Ci vado a nozze nel renderle la cosa una specie di calvario, dato che la committenza, tutta interna, è presente agli incontri. I cortocircuiti che si creano sono davvero esilaranti.
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Mi piace soprattutto il senso figurato della parola. E' l'ultima delle definizioni, quella relativa ai rami e alle piante. |
Qualcuno l'ha presa male e la ritorsione è questa: colpire il collega per colpire me. Centro. Spiace. Per tutta quanta la faccenda che mette in primo piano una serie di annose questioni. Figure di sistema senza titolo, pettegolezzi da parrocchietta di paese che avvelenano il lavoro quotidiano, mancanza totale di autovalutazione di istituto. L'unico strumento partorito l'audit per la qualità.
Un noioso ma zelante ingegnere mi ha fatto squadernare tutte le carte. Visita non annunciata ovviamente, ma prevedibile visto il clima da guerra non troppo fredda. Nulla da eccepire, tranne la mancata consegna di indicatori interni non ancora compilati. Cosa da poco. Non si sa come farmi saltare, infatti risulto granitico. Ne parlerò ancora, adesso basta. Mi interessano soprattutto il concetto di onestà, trasparenza e responsabilità dei comportamenti. Mi rendo conto che scrivo dei macigni. Li renderò leggeri. Promessa.