27 gennaio 2012

IL GIORNO DELLA MEMORIA

Se ne parla in classe. Molti non sanno nulla, altri accennano a frasi offensive verso il popolo ebraico. Gran confusione di idee e scarsa sensibilità generale. Mi impegno in una specie di spiegazione. Vorrei far capire che in ognuno di noi sta un pezzetto di ebreo, ma anche un pezzetto, si spera trascurabile, di aguzzino nazista. Parlo della Shoah, provo a spiegare che il significato di sacrificio non esaurisce la comprensione del dramma storico che è avvenuto. Chiedo se qualcuno è di famiglia ebraica o ha avuto parenti deportati. Tra tutte le classi, solo una mano si alza. E' D. che parla del nonno deportato a Treblinka. Si salvò perché suonava il violino. L'indifferenza mista a insofferenza della classe è agghiacciante. Mi chiedo cosa resta in questi cuori e cervelli del terzo millennio di ciò che è stato. Mi chiedo anche come possiamo noi aduti, a nostra volta senza esserne stati testimoni, essere credibili nel "raccontare" quello che è stato. Forse l'indifferenza che vedo è la mia. Troppe informazioni storiche, che poco lasciano all'emozione e ai sentimenti, fanno dire in modo inappropriato, sicuramente inesatto, questa pagina buia. Oggi non mi sento un buon insegnante.

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