E' un po' che manco. Impegni familiari mi hanno tenuto altrove. Spero di sdoganarmi nell'arco di un anno e mezzo ancora. Ho poco tempo e poche energie residue, ma è bene per me tornare. Ho cambiato scuola, altra parte della città, meno risse, più fumo che gira tra ragazzi ignari di se stessi e di cosa si muove intorno. Insegno ancora italiano, per quel che significa.
Chiedo scusa ai lettori per non esserci stato in questo periodo, ma è stato meglio così. Riprendo a scrivere dopo molto tempo, probabilmente non sarò molto brillante, spero di non annoiare troppo. Ho amici che premono per leggere, non mi va più di fronteggiarli, mi costa meno ricominciare a scrivere, anche se non so quanto intensamente. C'è di buono che nessuno ha obbighi. Nè io di scrivere, nè altri di leggere. Libertà per tutti. Condizione ideale di relazione perfetta. Sempre che una relazione perfetta possa esistere. Se la potessi disegnare la vorrei così: serenità, calma, lentezza, libertà, tenerezza e calore. Si vuole sempre troppo.
*Il sonno del poeta Irene Salvatori - pittura contemporanea. Mi pare bello, anche se non solo non sono poeta, ma nemmeno mi piace tanto la poesia. http://www.irenesalvatori.com/
Sono calmo e piuttosto lento, i ragazzi si infastidiscono. Loro corrono, sono sempre accesi e vorrebbero che anche tu andassi a fuoco con loro. Io non li seguo, ma fingo a volte un'energia che mima pateticamente la loro, vera e inossidabile.
Ragiono sull'onestà e la trasparenza dei comportamenti, vi dirò in altro post, ora sono stanco.
28 gennaio 2012
27 gennaio 2012
IL GIORNO DELLA MEMORIA
Se ne parla in classe. Molti non sanno nulla, altri accennano a frasi offensive verso il popolo ebraico. Gran confusione di idee e scarsa sensibilità generale. Mi impegno in una specie di spiegazione. Vorrei far capire che in ognuno di noi sta un pezzetto di ebreo, ma anche un pezzetto, si spera trascurabile, di aguzzino nazista. Parlo della Shoah, provo a spiegare che il significato di sacrificio non esaurisce la comprensione del dramma storico che è avvenuto. Chiedo se qualcuno è di famiglia ebraica o ha avuto parenti deportati. Tra tutte le classi, solo una mano si alza. E' D. che parla del nonno deportato a Treblinka. Si salvò perché suonava il violino. L'indifferenza mista a insofferenza della classe è agghiacciante. Mi chiedo cosa resta in questi cuori e cervelli del terzo millennio di ciò che è stato. Mi chiedo anche come possiamo noi aduti, a nostra volta senza esserne stati testimoni, essere credibili nel "raccontare" quello che è stato. Forse l'indifferenza che vedo è la mia. Troppe informazioni storiche, che poco lasciano all'emozione e ai sentimenti, fanno dire in modo inappropriato, sicuramente inesatto, questa pagina buia. Oggi non mi sento un buon insegnante.
Iscriviti a:
Post (Atom)