Nessuno vive il proprio fisico come fosse un tempio. Come dovrebbe essere considerato. Un luogo che va curato, custodito e protetto contro il mondo e i suoi inevitabili attacchi. Si illudono che sia reale la lusinga dei simulacri digitali: Internet, cellulari, videogiochi. Non capiscono che se non c'è la fisicità, il corpo appunto, tutto resta frammentato e ingannevole. Sfugge ai più il senso del corpo, come segno vivo di anima e carne. Molti filosofi a ragionarci ci hanno perso la testa. Il cinquantenne si finge adolescente e adesca giovani donne su chat per teenager. Quando la ragazza capisce in genere è troppo tardi. In quei luoghi, in ogni caso la comunicazione vera è inesistente, proprio per l'assenza del corpo. Si ha comunicazione reale solo ed esclusivamente se c'è la presenza in un hic et nunc, che solo la necessità del corpo può esprimere. Corpi come katane, inesorabili e spietate. Uniche, ognuna nel suo genere. Non c'è spada da samurai uguale ad un'altra. La loro particolarità non sta solo nella forgiatura artigianale, ma anche nell'uso che ne viene fatto. Difendersi, aggredire, giocare, colpire o altro; fa la differenza. Ognuno il suo stile, la sua inappellabile necessità. A volte, nel buio i colpi sono inaspettatamente più precisi, attenti a seguire uno sguardo interiore che difficilmente sbaglia.E poi il corpo spirituale, etereo, che comunque necessita di quello fisico per esprimersi al meglio. Emana energie sottili, spesso incontrollate e incontrollabili, segrete. Molti le posseggono e non lo sanno. Non vengono utilizzate nè considerate risorsa. Ma è sempre il corpo che parla il suo particolarissimo linguaggio. Siamo noi che non lo vogliamo sentire. Ancora meno ascoltare.
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