21 maggio 2010

FIORI DAL PANTANO

Leggo De Luca in classe. Molti ridono sguaiatamente, qualcuno accenna a una colonna sonora di accompagnamento. Dopo circa mezzora di traccheggio, riesco a far leggere Valore a qualche alunno. E' la mia strategia. Quando percepisco che non è aria di lezione, lascio la lenza morbida, non intervengo. Lascio dire e fare, nei limiti della tollerabilità. Poi inizio a distribuire fotocopie. Lascio la lenza. Poi chiedo di leggere. Lascio la lenza. Poi chiedo per la settima volta silenzio. Lascio di nuovo la lenza. Mostro la pazienza del ragno. In realtà di pazienza non ne ho, sono insofferente di natura, il che può spiegare alcuni dei miei fallimenti.
La chiamo la strategia di Santiago, il vecchio pescatore di "Il vecchio e il mare". Lasciare correre il pesce e adagio tirarlo verso la barca, a poco a poco, inavvertitamente. Quasi costringerlo a venire lui da me.
Così faccio con i miei ragazzi. Quando non è giornata, passo l'ora a fare nulla, a chiacchierare con qualcuno che mostra un'idea di curiosità. Divago sui fatti della vita. Aspetto che mi chiedano di fare qualcosa. Basta un indizio e io comincio. Sono poche le lezioni in cui non faccio davvero nulla. Perlopiù cerco di fornire frammenti di conoscenza che li possano accompagnare nella vita. Non sempre riesco. Ma so che ci provo sempre e sono sereno.
Finalmente qualcuno legge, chiedo di leggere ancora e ancora una terza e quarta volta. Alla fine leggo io. Chiedo 10 minuti di riflessione su quanto è stato letto. C'è chi piange.
Tutti prima o poi dobbiamo misurarci con quel marlin. A volte è dentro di noi.

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