Si profila la fine dell'anno scolastico, quindi la necessità di valutare gli allievi. Mi sento sempre a disagio in questo frangente. Già la parola "valutare", dare valore, conferire una certa misura, giudicare alla fine. Si ipotizza un piu' che valuta appunto un meno, ne indaga le mancanze, ne mette in luce i difetti. E' qualcosa che non mi corrisponde. Inoltre dobbiamo giudicare degli adolescenti, organismi tipicamente in crescita e quindi in cambiamento continuo. La valutazione inevitabilmente fotografa e quindi non rende mai il vero.
Mi faccio coinvolgere dalla giostra delle decisioni prese da altri. Non sono abbastanza assertivo per promuovere efficacemnte il mio punto di vista. Mi lascio fare. Fosse per me promuoverei tutti, indistintamente. La sensazione è che la promozione o la bocciatura di un allievo sia la risultante di quanto un collega si sia battuto per lui all'interno di quelle famigerate sessioni definite scrutini.
29 aprile 2010
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